L'attesa per il nuovo album di Roger Taylor

Una delle massime più abusate di sempre recita più o meno così: “bisogna sapersi godere il viaggio in sé e non solo la meta”. È un concetto che mi ha sempre affascinato e nonostante la vita moderna ci porti a puntare sempre verso un certo risultato, tutte le volte che posso a godervi i piccoli e grandi tragitti dell'esistenza. Sia che si tratti di un viaggio in treno o in macchina o di percorsi più metafisici come l'attesa per l'uscita di un film, di un libro e soprattutto di un nuovo disco. Ieri Roger ha annunciato la data di pubblicazione di Fun On Earth e The Lot e l'emozione è tornata a rinnovarsi prepotentemente, nonostante si tratti di notizie tutto sommato note ormai da mesi. Ma quando tutto diventa concreto, senti dentro di te il click di un ingranaggio che torna a generare un brivido di cui magari non ti sei occupato per anni ma che poi scopri di aver desiderato per lungo tempo.


Nella mia vita da fan ho potuto godere di un buon numero di attese, a partire da Innuendo (The Miracle arrivò attraverso un percorso diverso. Soprattutto all'epoca non ero propriamente un fan). Si tratta di ricordi realmente preziosi che per certi versi hanno ancora più importanza del primo ascolto. Credo sia il medesimo meccanismo che spinge i bambini di tutto il mondo a vivere col fiato sospeso la notte della vigilia di Natale. L'atmosfera carica di aspettative, il girare attorno ai primi pacchi comparsi sotto l'albero, col divieto di scartarli prima del tempo. Le mille, meravigliose fantasie sul contenuto e su ciò che si potrà fare con quegli oggetti misteriosi. Con un nuovo disco accade lo stesso. Immagini le canzoni, il significato che potrai dare a testi e note. E ti domanderai, ancora una volta, com'è possibile che un musicista che di te non sa niente e che ignora addirittura la tua esistenza, possa aver scritto delle canzoni che ti rappresentano alla perfezione. Hey non stupirtene troppo, in fondo siamo nel campo della magia, non trovi?

Per me l'attesa di Fun On Earth (e The Lot, of course) è tutto questo e molto altro. I Queen sono la mia casa abitata da amici fedeli e Roger ha scritto canzoni bellissime, giuste per me. Il suo timbro graffiante, il suo inconfondibile stile alla batteria, le scelte sonore, tutto mi appartiene e dai suoi album traggo gioia e riflessione, amore e soddisfazione. Del nuovo album ho già ascoltato alcune cose, molte altre restano deliziosamente ignote e aspettare che tutto si riveli fa correre la mente e battere il cuore. L'essenza di una passione sta tutta qui. Non stupitevi, perciò, dell'emozione ma lasciate che essa fluisca attraverso l'aspettativa. Non perdetevi nella lettura del giornale, ma guardate fuori dal finestrino e godetevi il paesaggio che scorre veloce e già vi racconta della meravigliosa meta verso cui siete diretti.

Eppure, spulciando qua e là la rete mi accorgo di piccoli sassolini che rischiano di inceppare questo ingranaggio. Provo a tenermene alla larga, ma per quanto un blog sia una finestra che puoi aprire e chiudere a piacimento, la tentazione di dire la tua sul mondo che osservi è invincibile. Così leggo le prime critiche, i primi giudizi sprezzanti e hanno lo stesso colore della bile. Alcuni già si lamentano del numero delle canzoni, della presenza di pezzi già noti o magari del fatto che in The Lot ci saranno tutti i vecchi album (a costoro qualcuno dovrà spiegare il significato di box antologico!). Addirittura c'è chi emette sentenze di autentica condanna, definendo Roger Taylor bollito, finito...esattamente come i Queen. Come posso trattenermi, ditemelo? Oh tranquilli, nessun gesto estremo. La fucilazione è una pena da riservare a ben altra gente. Ma lasthorizon ha il suo bel caratterino e tenerlo a freno diventa complicato quando si cerca di incidere il tessuto della passione di cui si riveste ogni giorno.

Chi sono costoro che si lamentano prima che “il dono natalizio” venga aperto? Li immagino seduti nei loro seggioloni mentre fanno le smorfie perché no, davvero non vogliono assaggiarla minestra, tanto che alla fine il cucchiaio vorresti tirarglielo sul muso. Ma non è questione di capricci. Dietro l'atteggiamento riottoso di questi pseudo fans c'è una vera e propria sindrome, riconosciuta dalla scienza e che fa godere loro dell'insultare il proprio artista preferito. Strano vero? Ma la vita è così piena di paradossi, non trovate? E così, appena Roger annuncia i suoi progetti, le gabbie si aprono e un piccolo plotone di sgherri invade la piazza, divora le emozioni e getta cenere sul capo di chi vorrebbe godersi l'attesa. The Lot costa troppo (e non ne conosco ancora il prezzo). Fun On Earth al massimo lo scarico e comunque fa schifo. Ci sono poi quelli ancora più estremi, dotati di un coraggio di non poco conto e che spingono il loro veleno verso la Svizzera e già dicono che la mostra permanente nei Mountain Studios è una truffa. E che dire di tutti quelli che già non vedono di buon occhio i duetti con Michael Jackson e gli inediti con Freddie? Non so voi, ma io vorrei chiedergli qualche numero, quanti ne bastano per sbancare il lotto, perché la loro capacità di leggere il futuro, di andare oltre le barriere spazio-temporali di ciò che ancora non è stato né visto né sentito va sfruttato.

Vedete, con l'ironia ci si sfoga sempre. E poi qualcuno ha detto “una risata vi seppellirà”. Io questi fans della malora che la minestra no no mi fa schifo li inchiodo con l'unica verità che può annichilirne la boria. Sappiate, miei cari, che le nostre passioni sono ben più forti delle lingue che si attorcigliano nei vostri palati. È una lotta impari quella in cui avete scelto di misurarvi. È il ghiaccio contro il sole cocente d'agosto. Il legno rinsecchito dalla siccità che sfida la purezza del marmo. Lasciate perdere, non c'è storia né vittoria che vi attende. I Queen sono vivi. Roger sta per pubblicare un disco che ameremo o che almeno criticheremo dopo averlo ascoltato. Tutto il resto non è altro che sterco fatto di parole e al vostro posto correrei di là, verso quel vicolo buio a celarne i pestilenziali fetori.


@Last_Horizon