Intervista a Freddie Mercury su NME, Aprile 1974

Freddie Mercury è un ragazzo abbastanza normale. Usa regolarmente smalto nero marca Biba, trucca gli occhi con eye liner nero e stira i capelli con pinze elettriche. Si ha quasi l'idea che sia annoiato dal successo che i Queen stanno ottenendo, un atteggiamento da rock star quale ormai lui è a tutti gli effetti. Provate a domandargli qualcosa della sua sessualità e vi sentirete rispondere così: “Sono gay come un narciso, cara” (ha l'abitudine di dire "cara" alla fine di ogni frase). Dal canto suo il batterista Roger Taylor aggiunge: “Freddie è semplicemente se stesso”. Il giornalista Nick Kent ha descritto il primo album dei Queen come "un secchio di urina", ma a parte questa non lusinghiera recensione, la band ha avuto poche menzioni su NME. Ma nonostante questo i Queen sono riusciti a raggiungere il secondo posto nel sondaggio fatto tra i lettori nella categoria Best New Group. Questa settimana il loro singolo Seven Seas Of Rhye ha debuttato in classifica e ben presto il loro secondo album, intitolato Queen II, arriverà sul mercato. I Queen sono diventati un grande business a giudicare dall'investimento che c'è nei loro spettacoli. Per una band che ha ancora parecchia strada da fare, possono vantare una quantità impressionante di attrezzature e un sistema di illuminazione che farebbe rodere di invidia anche uno come David Bowie e che ti fa chiedere come sia possibile che ci abbiano messo tanto tempo ad arrivare dove sono ora. Ogni componente del gruppo è poi un accademico dalla carriera brillante e, proprio avendo un'intelligenza superiore alla media, sono riusciti ad evitare le trappole tipiche del business di chi entra per la prima volta in questa realtà.

“Nel momento in cui abbiamo fatto un demo, eravamo consapevoli degli squali che ci sarebbero girati attorno”, spiega Mercury. “Abbiamo ricevuto offerte incredibili da parte di persone che ci dicevano 'Vi faremo diventare i nuovi T-Rex', ma siamo stati molto, molto attenti a non saltare direttamente dentro certi carrozzoni. Abbiamo bussato alle porte di tutte le società prima di riuscire finalmente a sistemarci. Noi non vogliamo essere trattati come una band normale”. Una cosa cui i Queen sono molto sensibili è l'essere etichettati come una montatura: “Questo è un errore incredibile,” afferma Taylor. “Abbiamo iniziato a suonare giocare davvero nei piccoli locali e poi abbiamo pubblicato un album. Non c'era grande pubblicità o promozione. Non è stato come per i Cockney Rebel, che hanno ricevuto pubblicità prima ancora che avessero fatto nulla”. Il Cambridge Corn Exchange è uno di quei posti pieno di spifferi, ma ha l'atmosfera giusta. E quando i Queen salgono sul palcoscenico è perfetto. Qui i fans dei Queen assomigliano ai tipici appassionati d una band, salvo che per il fatto che indossano dei cappotti. E prima di capire dove ti trovi le luci vengono spente e inizia il concerto con Processione, tratta dal dal loro nuovo album, prima che le luci arrivino a immortalare Mercury per l'esecuzione di Father To Son.

Mercury e il batterista Taylor sono i due creatori originali dell'immagine della band. Taylor è il carino con classe, mentre Mercury è il tipo oltraggioso. Stranamente, Mercury dice che i Queen non hanno un grande seguito nel mondo gay: “Non riceviamo lettere da parte di omosessuali, ma posso dire che qualcuno mi scrive per dirmi che non sono male”. È vero, Freddie non sembra male e se si studiano i testi del loro secondo album, con tutti quei riferimenti a tuoni e fulmini, alla sfida alle leggi della natura e agli orchi, viene spontaneo domandarsi cosa intenda Freddie con le sue canzoni: “A me piace che la gente interpreti a modo suo le mie canzoni. In realtà sono solo favole. Ieri sera nel Sunderland mi sono sentito davvero emozionato quando sono arrivato sul palco, perché quando sono là fuori sono davvero in un mondo tutto mio, vado lì e cerco di passare dei buoni momenti. E' la partecipazione del pubblico che conta e ieri sera erano davvero grande, sentivo che avrei potuto andare in mezzo al pubblico per fare festa insieme. Basta avere Freddie Mercury sul palco per divertirsi.”

E' stato un passaggio difficile da fare, quello dall'essere una band di supporto per un gruppo principale ad avere un vero e proprio tour tutto vostro? “La responsabilità ora è tutta nostra, ma ho sempre pensato a noi come gruppo principale. L'opportunità di suonare con i Mott è stata ottima, ma sapevo maledettamente bene che conclusa quell'esperienza sarebbe toccato a noi essere i protagonisti assoluti del tour. Mi piacerebbe essere portato sul palco da sei schiave nubili con le palme e tutto il resto”. All'inizio è stato suggerito che i Queen fossero una sorta di prodotto da laboratorio, una band costruita per andare incontro alle tendenze commerciali. Sembrano davvero suscettibile rispetto a questa accusa: “Non mi interessa quello che dicono, davvero. Penso che le persone hanno detto cose su di noi e poi cambiato idea dopo aver ascoltato l'album.”


@Last_Horizon