Intervista a Brian May e Kerry Ellis su Rock Cellar Magazine del 13 Maggio 2014

Diciamolo chiaro, se suoni la chitarra è molto facile copiare i riff o gli assoli di qualcuno, ciò che serve è solo conoscere la tecnica corretta. Ma il vero trucco sta nello sviluppare il proprio stile, fino al punto di rendere il suono della tua chitarra riconoscibile fra tanti altri. In questo senso, Brian May è uno di quei rari casi in cui il suo strumento suona come nessun altro, come dimostra la su spettacolare carriera sia con i Queen che da artista solista, che gli ha giustamente fatto guadagnare il titolo di guitar hero o, se preferite, di leggenda delle sei corde. Con la moneta da sei pence nella mano che utilizza come un plettro, Brian May suona la Red Special, chitarra amorevolmente costruita assieme al padre ricavando il corpo centrale da un pezzo di legna originariamente montato sul camino della loro abitazione. Raffinato e fluido, ha creato uno stile orchestrale travolgente, perfettamente armonizzato con le influenze classiche e rock, un connubio che ricorda la fusione tra un violino e la chitarra. I suoi assoli su brani come Killer Queen, Bicycle Race e Tie Your Mother Down sono solo alcuni esempi del suo lavoro incomparabile. Per il suo ultimo progetto, riassunto nel dvd Live at Montreux, Brian ha collaborato con la cantante Kerry Ellis, apprezzata nel mondo teatrale e dei musical per il suo lavoro a Broadway e nel Westend inglese. Registrato nel mese di luglio dello scorso anno presso l'Auditorium Stravinski della città svizzera, lo spettacolo presenta il duo (occasionalmente accompagnato dal tastierista Jeff Leach) affrontare una variegata setlist che comprende i classici Dust in the Wind dei Kansas a Somothing dei Beatles, passando per alcuni standard come The Way We Were e Born Free e, ovviamente, senza dimenticare i gioielli dei Queen, tra cui Somebody to Love, We Will rock You, Love of My Life, '39, Crazy Little Thing Called Love, intervallate da alcune chicche meno conosciute come Life Is Real, una canzone scritta Freddie Mercury nel 1982 per omaggiare John Lennon e No-One But You, il primo pezzo pubblicato dai Queen senza la voce del cantante e originariamente inserito nella collection Queen Rocks. Da segnalare poi la presenza di Last Horizon, una composizione strumentale che mette in mostra un abbagliante assolo scritto da Brian per il suo primo album solista, Back To The Light. La voce straordinaria di Kerry Ellis si dimostra all'altezza della sfida, conferendo allo show una intimità cristallina che finisce col caratterizzare l'intero set. Da parte sua Brian contribuisce anche con la voce cantando alcune delle canzoni presenti sul dvd. A giudicare dal riscontro del pubblico, davvero strepitoso i fans deciso che l'esperiemento funziona. Sia che si tratti di una delle immense esibizioni allo stadio di Wembley, sia che si tratti di un evento più intimo, questo nuovo dvd+cd dimostra la qualità senza tempo di questa collezione di canzoni.



Rock Cellar Magazine ha incontrato Brian May e Kerry Ellis per parlare della genesi di questo progetto e molto altro ancora. La prima domanda è dunque: com'è nato questo progetto?
Brian May: “Beh, questo progetto si è evoluto nel corso di un periodo abbastanza lungo. Kerry ed io abbiamo lavorato insieme per 12 anni, anche se a fasi alterne. Abbiamo aggiunto le candele così da avere un'atmosfera intima e la cosa ha funzionato. Stiamo facendo alcuni spettacoli in Inghilterra adesso e ci stiamo divertendo molto (l'intervista risale a prima che il Candlelight Tour si concludesse, ndt).”

Kerry, cosa ha significato per te interpretare queste canzoni nate in origine per voci maschili?
Kerry Ellis: “È stato molto divertente. Molte delle nostre scelte musicali vengono dal semplice fatto che queste canzoni ci piace suonarle. Non c'è molto di calcolato. Sono solo belle canzoni e godiamo nell'eseguirle. A me personalmente offrono la possibilità di cantare alcuni classici e questa è stata una tale gioia! Non si arriva a eseguire canzoni come queste così spesso, quindi è stato molto divertente. Cantare Dust in the Wind dei Kansas è uno dei miei momenti preferiti dello show perché è una canzone così semplice. Come cantante si è soliti spingere se stessi oltre i limiti o cercare sempre di fare qualcosa di passionale. Ma è un vero piacere interpretare questi brani in modo così semplice, perché non capita spesso.”

In un certo senso si potrebbe dire che proponete queste canzoni nella loro veste più essenziale.

KE: “Sì, parliamo anche molto durante lo spettacolo. spieghiamo di una buona canzone possa essere tale anche se suonata in modi diversi, perché resta comunque una buona canzone. Le belle canzoni sono così, funzionano sia che le arrangi con un'orchestra, sia se le suoni con voce e chitarra. Hanno sempre lo stesso impatto e la medesima potenza in qualsiasi modo vengono eseguite.”

Quando un live show è un successo travolgente, nasce una sorta di comunione tra l'artista e il pubblico. Potete spiegarci qualcosa di questa connessione?
BM: “La ragione per cui ho scritto We Will Rock You e Freddie la sua We Are the Champions è proprio perché ci piaceva l'interazione a due vie col pubblico, una cosa che a quei tempi era abbastanza nuovo. Adesso coinvolgere il pubblico nello show è diventato normale. Ma negli anni '70, se si guarda a quel dato contesto storico, la maggior parte dei gruppi rock andava a suonare di fronte ad un pubblico che si limitava ad ascoltare ma non anche a reagisce. La gente non ti rimandava indietro grandi sensazioni. Ma quando riesci a creare quella connessione con il pubblico durante una performance, il concerto diventa una cosa a due vie piuttosto che a senso unico. Con Kerry è quasi come se stessimo facendo un ulteriore passo avanti in questa direzione. Kerry giustamente dice che una buona canzone funzione comunque la si suoni. Aggiungo che se si guarda ad una canzone questa è fatta essenzialmente di parole e di una melodia portante, di una struttura di accordi, ed è da lì che scaturiscono le emozioni. Proporre queste canzoni con un arrangiamento per sola voce e chitarra è una grande sfida. In questo modo si è in grado di catturare l'essenza di una canzone. Non c'è disordine e non c'è niente che intralci l'ascolto e non c'è nessun ornamento inutile. Una delle cose che amo di Kerry è che lei non fa ornamenti per se stessa. Canta dal cuore. Canta una canzone per come è stata scritta e questo è quello che cerco di fare anche io. Ci piace e il pubblico si connette con noi, senza dubbio. Si può sentire la voce cristallina e si può sentire la mia chitarra in modo trasparente. Ho anche una teoria a riguardo: le persone non possono ascoltare due cose in una volta (ride), si può ascoltare solo una cosa alla volta. Nel periodo vissuto con i Quen avevamo la paranoia su come mantenere le cose semplici. Nel corso del tempo abbiamo pensato che ci servivano le tastiere per rimpolpare il nostro sound. E poi quando sono andato per conto mio ho pensato 'Devo avere una chitarra ritmica!', perché se mi fermo a suonare un assolo allora il ritmo si perde. Ma in realtà non è vero. Andremo in tour con i Queen questa estate e sarà una cosa molto essenziale dal punto di vista del sound. Ci saranno solo chitarra, basso e batteria e un po' di tastiere. Ecco dove Kerry ed io siamo giunti. Non abbiamo la batteria in modo da non doverci preoccupare del fatto che la voce possa esserne soffocata.”

Brian, nel dvd la tua esecuzioni di Last Horizon è piuttosto impressionante. Come chitarrista sei davvero originale. Nessuno suona come te o ha un suono come il tuo. Puoi spiegare qualcosa dell'ispirazione e dell'influenza che stanno dietro il tuo modo di approcciare la chitarra, in particolare dell modo in cui riesci ad amalgamare parti orchestrali e assoli?
BM: “Mi piace che la mia chitarra abbia una voce e possa cantare. La gente dice che il mio modo di suonare ricorda un'orchestra, ma è una cosa vecchia ed è il modo in cui posso bluffare (ride). La gente dice 'Come si fa a fare tutto in multi-traccia?' e io non lo so davvero! Utilizzo l'effetto delay (ritardo) e ci lavoro su. Kerry ha la sua laringe e io ho solo i miei pochi millimetri di dita sulla corda ed è questa la mia voce.”

Tanti chitarristi suonano come l'imitazione di qualcun altro. Quando hai capito che avevi trovato la tua voce, il tuo stile alla chitarra?
BM: “Ho sempre sperato di avere un mio stile personale. Andando molto indietro nel tempo, non ricordo un momento preciso in cui ho pensato che forse avevo trovato una nuova direzione giusta per me. A volte devi solo continuare a fare le cose per farti notare. Stessa cosa vale per Kerry e me, la gente sta cominciando a capire cosa possiamo fare.”

Per entrambi: quando vi siete resi conto che la musica poteva essere una carriera a tempo pieno e che nessun altro lavoro sarebbe mai stato necessario?
KE: “Io non sono una che a un certo punto si siede e dice 'Ok ce l'ho fatta', oppure 'sto bene così e non voglio altro'. Come performer e artista sono sempre in cerca della sfida successiva. Amo quello che Brian e io stiamo facendo in questo momento e sto sempre a pensare 'Ok, e adesso? Cosa faremo questa volta?', oppure penso 'Qual è il livello successivo a questo?'. Ciò che rende un artista anche un buon artista è continuare a cercare di migliorare e andare sempre avanti”.
BM: “Agli inizi della mia carriera con i Queen andavamo in tour con i Mott the Hoople. Ian Hunter era una persona saggia come un vecchio savio anche in quei giorni in cui era giovane. Un giorno ci siamo seduti insieme e mi ha chiesto 'Brian, come stai? Questo tour sta andando bene per te?', e io ho detto 'Sto facendo bene ma trovo molto difficile essere lontano da casa mia'. Era la prima volta che ero lontano da casa per così tanto tempo. Ricordo che lui mi guardò e, dopo aver incrociato le dita sotto il mento disse: 'Brian, se senti la mancanza di casa allora non sei tagliato per fare questo'.
A quel punto ho pensato, bene va bene, forse ha ragione. Ma dentro di me sentivo che valeva la pena fare quello che facevo con i Queen perché era semplicemente magico. Ed è sempre stato così per me, quindi grazie, Ian (ride). In quel momento ho capito che eravamo sulla nostra strada e che non avevo bisogno di trovare un lavoro come tutti gli altri miei amici. Ho amato la mia vita a casa, ma ho dovuto seguire il mio sogno. E' stata una straordinaria opportunità per fare qualcosa di straordinario ed è stato quello il momento in cui si è diventato chiaro per me.”

Il mondo di Kerry di Broadway e il mondo dei Queen non sono poi molto distanti.
BM: “Sì, i nostri stili vanno molto bene insieme e questo è il motivo per cui questo funziona così bene. Per inciso, abbiamo un paio di nuove canzoni nel set adesso (qui Brian si riferisce sempre al tour oggi concluso, ndt). Ancora una volta stiamo facendo canzoni semplici ma belle. Abbiamo aggiunto la canzone So Sad degli Everly Brothers, una canzone simbolo per me ed è una grande parte della mia infanzia e anche Kerry la ama molto. Ci dà la possibilità di cantare insieme, il che è divertente E' una canzone molto semplice, ci sono solamente una strofa, un ritornello, ancora una strofa seguita dal ritornello il gioco è fatto. Ma èbella, parla dal cuore e va su molto bene. Ne abbiamo un'altra che stiamo facendo nel set, che non è anche sul dvd. Si tratta di If I Loved You dei Carousel. Non è rock'n'roll, ma funziona proprio come un sogno per noi. Una bella canzone è sempre una bella canzone.”

Born Free funziona sorprendentemente bene per un pubblico rock.
BM: “Esattamente. Mi sento molto orgoglioso di questo. Penso che molte persone non avrebbero immaginato che una canzone come Born Free avrebbe funzionato per un pubblico rock. Era una canzone registrata da Matt Monro e l'atteggiamento e l'atmosfera erano tutte piene di sorrisi. Il modo in cui lo facciamo è pieno di angoscia, perché la fauna selvatica oggi versa in uno stato preoccupante in tutto il mondo. Born Free non significa più 'Evviva, non è tutto grandiso?'. C'è un accenno allo spirito originale del pezzo, ma ora è completamente diversa. Su mia richiesta fatta direttamente a Don Black, che ha scritto le parole originali, ho aggiunto poche righe, giusto per andare un po' oltre Quindi mi sento molto felice della nostra versione di questa canzone.”

Kerry, qual è la canzone che preferisci del vostro set acustico?
KE: “Oddio, in realtà dipende. Non credo che ci sia qualcosa nel nostro set che mi piace più di altre. Sono tutte leggermente diverse. I Loved You è molto passionale e piuttosto scarna ma mi piace farla. Ma poi mi piace anche cantare Dust in the Wind, perché è così semplice e rilassata per me e Brian ha un assolo nel mezzo che magari potrebbe non trovare troppo rilassante (ride), ma mi piace il flusso del set e di come riesco attraverso di esso a mettere in campo i miei vari modi di essere. Ci sono diversi estremi all'interno della scaletta. E' difficile sceglierne una che mi piace più di altre perché mi piacciono molto tutte quante (ride).”

Quali sono state le sfide più grandi che si sono presentate a voi lavorare per questo progetto? C'era qualche preoccupazione su come sarebbe stato accolto da un pubblico rock?
BM: “No, per niente . Non sono mai stato preoccupato di come sarebbe andato col pubblico. Onestamente non c'erano timori da parte mia. Avevamo delle aspettative. La gente aveva visto Kerry fare tutti i grandi musical per un lungo periodo e altri che mi hanno visto nei Queen fare tutti quei grandi spettacoli. Al principio, quando abbiamo iniziato a fare spettacoli insieme sono sicuro che il pubblico avrà pensato 'Chissà che cosa stanno facendo?'. Abbiamo solo pensato che se ci divertiamo e se riteniamo di poter comunicare qualcosa con queste canzoni, allora quanto più ci divertiamo, tanto più il pubblico se la gode.”

La versione acustica di Tie Your Mother Down presente nel dvd è piuttosto sorprendente e diverss. È una canzone originariamente scritta alla chitarra acustica?
BM: “Tie Your Mother Down e' stata scritta con la chitarra acustica. Ero a Tenerife dove avevo appena acquistato una chitarra. A quei tempi non c'erano i telefoni cellulari e quindi ero molto solo, a miglia di distanza dalla città più vicina. Stavo suonando la chitarra e arrivò questo riff e non sapevo cosa farmene. Penso che sia un riff ispirato da Rory Gallagher e l'ho trovato suonando la chitarra acustica come fosse stata elettrica. La versione che faccio con Kerry la chiamiamo 'country' e ci suonarla. Tutte le canzoni che facciamo vengono fuori in modo diverso e questo è uno delle gioie del lavorare insieme. Non abbiamo vincoli ed è una cosa veramente bella, sciolta e felice.”

Quali canzoni vi hanno aiutato a superare un brutto periodo?
KE: “Al momento, essendo in tour e quindi molto coinvolti con lo spettacolo e con tutto quello che stiamo facendo insieme, eseguire Tie Your Mother alla fine dello spettacolo è molto edificante per me personalmente, perché riassume lo show al momento. E' molto divertente.”
BM: “Ho bisogno di fare musica per aiutare me stesso. Amo la canzone Back on My Feet Again dei The Babys. Dice 'Non ho ancora perso, io sto qui in piedi, continuerò nel futuro e non voglio cadere. Un altro brano che mi solleva quando sono depresso è la canzone dei Foreigner, I Want to Know What Is Love. Lou Gramm è stato uno dei più grandi cantanti della nostra generazione.”


@Last_Horizon