Intervista a Roger Taylor su RockCellar Magazine del 17 Dicembre 2014

Si auto-definisce un "chitarrista frustrato", i cui genitori desideravano per lui un futuro da biologo piuttosto che da rockstar, Ma Roger Taylor ha fermamente seguito la propria strada, sia nei Queen che come solista, ritagliandosi una formidabile carriera lunga ormai più di quaranta anni, fatti di avventure musicali tutte vissute alle proprie condizioni. Nei Queen, Taylor era 1/4 di un sodalizio equamente condiviso con gli altri membri della band, ognuno dei quali portava creatività ed energia. E' stato quello che ha scritto i pezzi più hard rock del gruppo come Modern Times Rock'n'Roll, Sheer Heart Attack e I'm In Love With My Car, senza dimenticare One Vision. Eppure sorprende la sua versatilità come autore se si pensa che ha scritto canzoni come Radio Ga Ga, Rock It (Prime Jive), A Kind of Magic e la grandiosa ballata These Are The Days Of Our Live, un'insieme unico di stili e generi musicali. La sua padronanza di una tale quantità di stili differenti lo ha portato ad intraprendere anche una carriera solista al di fuori dei Queen, già a partire dal lontano 1977 con il singolo I Wanna Testify, una cover dei The Parlamenti del 1967. Più tardi seguirono gli album solisti veri e propri, con Fun in Space primo lavoro a suo nome. Da lì in poi Taylor ha bilanciato il lavoro con i Queen e le sue attività musicali personali. Nel corso di due decenni ha pubblicato quattro album solisti: Strange Frontier, Happiness?, Electric Fire e Fun On Earth, oltre ai tre album con i The Cross. Da poco è uscita una raccolta che mette assieme alcuni brani tratti dai suoi lavori solisti (Best) e un cofanetto che racchiude tutti gli album e molte rarità (The Lot), entrambi usciti prima in Europa e ora anche in America con la Omnivore Records. Attualmente Roger assieme a Brian May è in tour ancora una volta come Queen con il cantante Adam Lambert. Sul fronte discografico, dopo anni di lavoro e attesa, è uscito lo show di Rainbow '74 in ben sette differenti edizioni, perfette per soddisfare davvero tutti i fans. Nel frattempo i Queen hanno anche pubblicato la raccolta Forever che comprende anche tre brani inediti. Nonostante questa grande quantità di attività, siamo riusciti a incontrare il leggendario batterista in un raro giorno di tranquillità per rivivere assieme la storia della sua carriera.

Quando hai capito che la tua strada sarebbe stata la musica e non il bachetto al mercato di Kensington a Londra?
(ride) Oh, questa domanda è così difficile, è davvero difficile rispondere. Immagino mi sentissi sicuro che prima o poi avremmo finalmente svoltato quando arrivò il primo successo con Killer Queen, direi. Fu allora che capii quale sarebbe stata la mia strada. Tutto si riduce ad avere fede in quello che fai, altrimenti non hai la spinta per andare avanti.”


I tuoi genitori inizialmente avevano idee diverse per te: quando hanno accettato la tua carriera nella musica?
I miei genitori nonostante tutto erano favorevoli, davvero. Ricordo che mio padre mi ha regalato una batteria di seconda mano quando ero molto giovane, credo avessi dodici anni. Lui era molto ben disposto verso la mia passione per la musica, ma non credo che nessuno dei miei genitori abbia mai pensato davvero che lo avrei fatto per vivere. Ma ho sempre fatto parte di gruppi musicali, però nonostante questo i miei genitori non credevano che da questo avrei poi avuto di che vivere semplicemente suonando. Credo che quando pubblicammo Bohemian Rhapsody fu un punto di svolta anche per loro. Ricordo che mia mamma venne a vederci suonare nel periodo in cui il singolo andava al primo posto in classifica e quel giorno credo che lei si sia finalmente convinta.”

Lei non avrebbe voluto che ti dedicassi alla musica all'inizio?
Beh, si preoccupava per me. Si è sempre preoccupata per me. Penso che se sei un genitore ti preoccupi, non importa l'età dl tuo bambino.”

Ogni musicista sogni di diventare una star, ma poi il 99,9% non ci riesce. Una volta raggiunto il quasi impossibile con i Queen, hai trovato che ila successo fosse meglio di quanto immaginavi o semplicemente diverso?
Non posso dire che il successo fosse meglio di quanto immaginassi; era solo più complicato, in realtà. La definizione di successo è davvero difficile. Voglio dire, so che molte persone famose apparentemente di successo sono abbastanza frustrate, quindi è una definizione molto labile credo.”

Credo che tutto si riduce a come si definisce il concetto di successo.

Sì, penso di sì, questo è un buon modo per affrontare la questione. E' piuttosto semplice: penso che se sei felice allora vuol dire che hai successo nella vita (ride).”


Nel 1977 è uscito il singolo solista I Wanna Testify e, quattro anni più tardi, il tuo primo album solista Fun in Space. E' stato il bisogno di dare sfogo alla tua vena creativa limitata dall'essere in una band con quattro autori fortissimi, o si trattava semplicemente di materiale non adatto al repertorio dei Queen?
E' nato dal bisogno di esprimere me stesso. Fino a quel momento ero stato in una band, quindi in una condizione di collettività. Ma è inevitabile desidera di fare qualcosa da solo, senza bisogno che vi sia l'approvazione di altre persone. Quindi sì, è stato un modo per esprimere me stesso. Detto questo, sono stato sempre molto felice di lavorare nel contesto del gruppo e quando mi guardo indietro mi rendo conto di essere stato davvero felice, perché ci siamo sempre sentiti più invulnerabili come band piuttosto che da soli, una condizione quest'ultima più vulnerabile.”

Essere un artista solista aggiunge molti strati di responsabilità su di te, che invece in un gruppo sono spesso condivisi con gli altri membri.
Assolutamente. Credo che i Queen siano sempre stati come risultato di più della somma delle sue parti. Quando sei da solo è molto molto più difficile di quanto si pensi. Devi essere uno che prende delle decisioni, perché è davvero molto più dura quando sei da solo.”

Lavorando da solo o con i The Cross, i tuoi obiettivi sono cambiati rispetto a quando lavoravi nei Queen? Forse al di fuori dei Queen ti sentivi più libero rispetto alla necessità di perseguire di volta in volta il successo.
Ben detto. Penso che tu abbia assolutamente ragione. Con i Queen eravamo molto ambiziosi e il successo era la prima direttiva. Ma sì, hai ragione, mi sono sentito molto più libero. Non mi aspettavo che la mia carriera solista potesse essere di grande successo commerciale, quindi ero libero di fare quello che volevo. Potevo ad esempio essere un po' più politico nella scrittura dei testi. I Queen non sono mai stati una band politica.”

Hai citato la politica, che è l'argomento della mia prossima domanda. Uno dei tuoi brani più riusciti è The Unblinking Eye (Everything Is Broken), una riflessione potente e tempestiva sul mondo di oggi, con quella frase che recita "Perché mandare i nostri giovani a morire in guerre che noi non capiamo, perché mai dovremmo esercitare la nostra ingerenza in paesi come l'Afghanistan."
Grazie per aver ricordato quella canzone, che è molto buona. Metto davvero me stesso in certe cose quando le scrivo. E' molto diretta e dice esattamente quello che sento. Magari un po' ti esponi, ma va bene così, perché è quello che credo e sentivo il bisogno che qualcuno esprimesse quel concetto. Sembra che l'epoca della canzone di protesta sia finito e questa è una vera vergogna. Naturalmente solo per questo il mondo non si è fermato, ma penso che a volte si debba prendere posizione su certi temi. Come hai detto prima, non cerco il successo come primo risultato, ma piuttosto cerco di essere libero di poter dire ciò che mi sta a cuore e sono stato in grado di farlo in quella canzone.”

Tornando ai tuoi esordi come cantautore, c'è stato un momento per in cui hai capito di aver raggiunto il tuo apice come cantautore? Io in proposito ho una mia idea personale.
Beh, dimmi quale....”

Okay, io dico Tenement Funster da Sheer Heart Attack, perché è la tua prima grande canzone e non riuscirai a farmi cambiare idea.

(ride) Ah giusto, giusto. Fino a quel momento Tenement Funster è stata sicuramente la mia canzone migliore (ride). Ma mi piace molto quella che ho scritto dopo, I'm In Love With My Car. Ho sempre pensato che fosse il primo pezzo decente che ho scritto fino a quel punto della nostra carriera.”

Scrivevi un sacco di canzoni in quel periodo, Roger?
No. Non scrivevo abbastanza in quel momento. Scrivere è un'abitudine e Freddie e Brian erano molto più abituati di me a scrivere. Eravamo tutti molto coinvolti nelle modalità delle prestazioni, ma loro due erano gli autori principali dei Queen all'inizio. Suonare la batteria mi dava meno possibilità di scrivere canzoni, perché non è uno strumento di scrittura naturale. Ma poi ho preso a farlo sempre di più e ora trovo che scrivere canzoni sia la parte più gratificante di esso per me.”

A proposito, che cos'è esattamente "Tenement Funster?"
(ride) Beh, è solo un'espressione che ho inventato. Era un modo per definire il ragazzo cattivo, sai cosa voglio dire. Il protagonista della canzone è il ragazzo buon tempone nella zona (ride). Non ho mai sentito questo termine prima, quindi credo di averlo inventato”.

Tornando a Modern Times Rock'n'Roll dal primo album dei Queen, hai scritto canzoni per oltre quattro decenni. Data l'esperienza che hai maturato nella scrittura di canzoni, credi che col passare del tempo sia diventato più facile oggi scrivere pezzi di successo rispetto al passato?
Non credo che sia mai facile. Nella scrittura di una canzone in realtà non dovrebbero esserci regole. Quindi è difficile scrivere canzoni e non vederle come formule nelle quali a un certo punto metto un assolo o altri elementi. È difficile ma è anche bello cercare di rompere le regole. Ma non trovo più facile scrivere oggi rispetto al passato. E' sempre stato difficile.”

Essendo un batterista, ma anche capace di suonare anche altri strumenti, in che modo il tuo dna da persussionista incide nella forma di scrittura di una canzone?
Ovviamente essendo un batterista si pensa in termini di ritmo. Prima ero un po' più tecnico, contavo molto di più sul ritmo nel mio modo di scrivere, e in ogni caso resto convinto che sia l'aspetto più importante comunque (ride). Io amo le canzoni con una corda, si sa (ride). Mi piace la Clapping Song di Shirley Ellis.”

Ascoltando nella sua interezza tutto il materiale contenuto in The Lot, pensi che si possa ascoltare la progressione del tuo modo di fare musica?
Penso che questi album siano lunghe istantanee di chi ero all'epoca, sicuramente. Ci sono molti testi anni '80 dell'album Strange Frontier, quando vivevamo tutti sotto l'ombra della guerra nucleare. Così i testi sono legati al tempo in qualche modo, ma sì, sono davvero delle istantanee ed è così che devono essere. Sono sicuro di conoscere tutti gli album di Bob Dylan e sono così diversi perchè sono istantanee di dove si trovava in quel momento, e alcuni luoghi sono piuttosto strani (ride), ma poi queste gemme continuano comunque ad andare avanti.”

Quest'anno ricorre il 40° anniversario del primo tour dei Queen negli Stati Uniti, iniziato nel mese di aprile del '74 a Denver cui seguirono 14 show, col finale a New York all'Uris Theatre.
E' stato favoloso. E' stato molto emozionante. Era tutto nuovo per noi e avevamo come headliner i Mott The Hoople, il che era fantastico. Ci hanno trattati bene e abbiamo dato loro una mano a fare soldi ogni sera Abbiamo imparato alcuni trucchi grazie a loro. L'America era così grande e così nuova. Ricordo di aver pensato che gli uccelli cantavano in modo diverso in America. È stato semplicemente fantastico. Ricordo tante cose delle città dove abbiamo suonato, come New Orleans, New York, Memphis. E' un peccato che quel tour fu interrotto perché Brian era malato. Stavamo andando andare a Boston, ma non ci siamo mai arrivati. Ma ricordo tanto di quel tour. Sembrava tutto così grande. Per noi ragazzi inglesi sembrava piuttosto lussuoso stare in posti come l'Holiday Inns, erano tutti posti favolosi (ride).”

Conoscere la dimensione degli Stati Uniti rispetto all'Inghilterra, era scoraggiante in termini di sforzo che dovevate metterci per raggiungere il successo?

Eravamo convinti che se avessimo lavorato tutti insieme e avessimo creduto in noi stessi, alla fine avremmo finalmente sfondato. Sapevamo che l'America è enorme e le distanze sono enormi. Ogni città è un mercato diverso. Ma abbiamo gustato tutto.”

Recentemente è uscito Live at Rainbow '74 che mette in mostra il lato più duro dei Queen, un aspetto che è stato forse trascurato finora. Come guardi indietro a quello show e a quel periodo in generale per la band?
Mi sono divertito ad ascoltarlo di nuovo. Sono rimasto sorpreso nel ricordare che band heavy rock eravamo prima di avere successo. L'ho ascoltato mentre andavo alle prove per il tour dei Queen con Adam Lambert e quando sono arrivato ho detto 'Perché non cominciamo con un paio di queste vecchie canzoni pesanti che eravamo abituati a fare?'. Penso che la gente abbia dimenticato che i Queen erano una band heavy rock, davvero (ride). Sono molto soddisfatto del modo in cui Rainbow è venuto fuori. Ho pensato subito che fosse una cosa bella.”

Se potessi sussurrare un consiglio nell'orecchio al Roger Taylor 21enne, che cosa gli diresti?
Penso che a volte bisogna imparare dagli errori, ma gli direi di avere fede in se stesso e non mollare. Intendiamoci, volte è difficile da fare. Ma il miglior consiglio che potrei dare è quello di lavorare duro e avere fede; non si può fare più di questo, davvero.”

Ci sono stati momenti di dubbio per te rispetto ai Queen?
No, stranamente non ho avuto dubbio che ce l'avremmo fatta. Abbiamo sempre pensato, anche quando eravamo al verde, che i Queen avrebbe avuto successo. Non abbiamo mai contemplato l'ipotesi di non farcela perché era impensabile (ride). Siamo sempre stati concentrati su quello che stavamo facendo.”

Per qualcuno che non sa nulla di Roger Taylor artista solista, quale album gli consiglieresti da cui partire per conoscerti meglio?

Beh, non posso rispondere. Questo è troppo difficile; Non avrei la minima idea, direi di acquistare il nuovo cd, che ti darà una buona idea di quello che sono come artista solista e da lì vedere che cosa ti piace (ride).”

(Fonte: www.rockcellarmagazine.com)


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