Lo strano rapporto tra gli artisti (Queen compresi) e i talent show


Gli artisti appartengono solo a loro stesso e i fan farebbero bene a non idolatrarli. E’ questo il sunto di un articolo scritto dal noto giornalista Andrea Scanzi per Il Fatto Quotidiano. Argomento: la partecipazione di Manuel Agnelli degli Afterhours in qualità di giudice della nuova edizione di X Factor. Insomma, la solita questione del rapporto (controverso) tra i musicisti e i talent.


È un argomento spinoso, che divide i fan, con una quota maggioritaria che propende per il rigetto a priori di quegli show televisivi creati ad arte per proporre (solitamente solo per qualche anno) un nuovo presunto talento vocale. E’ una storia che va avanti da anni più o meno in tutti i paesi europei e non: c’è X Factor, The Voice, i vari Idol e tanti altri titoli di cui ammetto di non avere memoria.
Il mondo dei talent ha intersecato la vita dei Queen in tempi recenti in diverse occasioni. E’ ad American Idol che Brian May e Roger Taylor hanno conosciuto Adam Lambert e, come Queen, si sono esibiti anche a X Factor. In più, proprio con le modalità del talent show (ma in rete) Roger ha selezionato gli attuali componenti dei Queen Extravaganza, la tribute band ufficiale che da qualche tempo sta portando in giro uno spettacolo certamente di qualità.

Eppure, nel corso degli anni, sia Brian che Roger hanno manifestato (come molti dei loro colleghi) parecchie perplessità su questo genere di intrattenimento televisivo, creato per sfociare poi nel mondo delle classifiche discografiche. Brian, ad esempio, ha criticato duramente The Voice, mentre il pensiero di Roger sull’argomento è perfettamente riassunto nel testo di C-Lebrity (in The Cosoms Rocks, 2008). Di fatto, entrambi si sono schierati contro i talent, rivendicando (giustamente) l’importanza e il valore della gavetta. Soprattutto hanno puntato il dito contro la fin troppo facile individuazione di “nuovi talenti” che poi tali non sono. Del resto alle case discografiche è un gioco che conviene: a fronte di un investimento modesto o comunque non duraturo, i guadagni sono facili e immediati, semplicemente perché i talent creano personaggi, non artisti. Questa, in sintesi, la critica che gli artisti (quelli veri) muovono ai vari programmi tv che promettono di scoprire le stelle del futuro.

Solo che poi i musicisti (non solo i Queen ovviamente) ai talent partecipano in qualità di ospiti, spesso anche come giudici (è il caso di Agnelli o Steven Tyler, tanto per citarne un paio) e – in alcuni casi – finiscono per collaborare con chi viene scovato durante le selezioni. La scelta caduta su Adam Lambert è forse la più clamorosa ma non di certo l’unica. Del resto se il talento c’è per davvero, poco contano le modalità con cui è emerso.

Ed è forse quest’ultimo il punto che spesso si tende a trascurare. Per certi versi oggi ripetiamo gli stessi errori dei nostri padri e nonni quando, negli anni ’60 e ’70 ne dicevano peste e corna di quei “giovinastri” che muovevano i primi passi nei pub e nei locali maleodoranti dei sobborghi delle grandi metropoli. Venivano additati quei “presunti artisti” come gioventù senza arte né parte, privi di talento e di una sana formazione musicale. Eppure è da quelle premesse che sono nati i Bowie e i Barrett, i Mercury e gli Hendrix.

Ma naturalmente i pregiudizi resteranno, così come le legittime critiche ad una forma di intrattenimento che quasi mai ha autentiche finalità artistiche. Si potrebbe addirittura concludere che la musica non ha bisogno dei talent e questa è una verità. Eppure ci sono, fanno parte non solo dei palinsesti televisivi ma anche del mondo della musica, piaccia o non piaccia. Averci a che fare è inevitabile, anche per noi fan quando i nostri artisti preferiti decidono di sfruttare quelle telecamere per promuovere se stessi o rimpinguare il proprio conto in banca. Perché i musicisti sono i nostri idoli, è vero, ma non li possediamo e le loro scelte non possiamo che accettarle, nella certezza che quando hai alle spalle una storia che è già leggendaria, nulla potrà scalfirne il valore. Nemmeno i riflettori dell’ultimo talent show che la tv ha scelto di propinarci. E, in caso di necessità, basta usare il telecomando e un paio di buone cuffie con cui ascoltare la musica, quella vera.

I QUEEN + ADAM LAMBERT A X-FACTOR UK 2014


QUEEN + QUEEN EXTRAVAGANZA: AMERICAN IDOL 2012