Intervista a Brian May su Science Friction del 29 Giugno 2016


Da dove nasce la tua passione per gli asteroidi?
Sono innamorato di astronomia e cosmologia. Trovo bello che in tanti ora abbiano le risposte alle domande sull'universo! La mia passione per gli asteroidi è legata al fatto che per lungo tempo abbiamo sottovalutato il rischio che rappresentano per la Terra. Più cose scopriamo e più ci rendiamo conto che ci sono un sacco di cose che non conosciamo in termini di oggetti nel cosmo che potrebbero colpirci. Forse conosciamo gli oggetti più grandi, ma sappiamo molto poco di quelli di medie dimensioni che potrebbero spazzare via un'intera città, e penso che sarebbe una tragedia se ci svegliassimo di colpo con la notizia che, per esempio, entro poche settimane Buenos Aires verrà completamente distrutta senza che si possa fare nulla. Questo è il significato dell’Asteroid Day: cercare di stimare il pericolo e vedere se siamo in grado di intervenire qualora una tale tragedia fosse imminente.


Cosa facevi prima di occuparti professionalmente di astrofisica?
Naturalmente me ne occupavo come un dilettante e sono in realtà ancora un dilettante. Nessuno mi ha mai pagato per essere un astronomo, e forse è una buona cosa. Ma mi ha sempre affascinato fin da quando ero piccolo. Ho sempre avuto una grande sete di conoscenza, volevo sapere tutto sulle stelle e sulle cose che si possono vedere in cielo. Quando ero un ragazzino potevo osservare la Via Lattea perché il cielo era buio. Oggi invece molti bambini crescono senza vedere le stelle se vivono in città!

Per la maggior parte di noi, la scienza è un argomento troppo complesso sa capire. Come possiamo rendere certi argomenti più semplici e più attraenti per i giovani?
Questa è una domanda che mi interessa molto. Ci sono molte nozioni di astronomia molto facili da capire e penso che le immagini siano qualcosa che attraggono molto. Sapete il detto "un'immagine vale più di mille parole"?. Ebbene, in astronomia è proprio così. Possiamo scrivere le equazioni alla lavagna, ma se presentiamo l'immagine di una galassia a spirale, improvvisamente le persone sono in grado di vedere e capire meglio di cosa parliamo. L’astronomia non è un argomento molto difficile, per molti aspetti. Credo che sia questa la nostra grande sfida: rendere la scienza più accessibile al grande pubblico, per dimostrare quanto sia interessante ed emozionante.

Quali sono le differenze tra il mondo della musica rock e la scienza degli asteroidi?
La cosa divertente è che io non ho visto alcuna differenza tra i due e più tardi ho appreso che in epoca vittoriana la pensavano allo stesso modo. La maggior parte degli scienziati erano anche musicisti e molti musicisti erano appassionati di astronomia. Quindi, personalmente, ho avuto una sorta di sensibilità vittoriana fin da quando era un bambino. Volevo semplicemente tutto! Volevo essere vicino a tutto, sapere tutto e comunicare con le persone intorno a me attraverso la musica. Ma a un certo punto ho dovuto fare una scelta: ho studiato astronomia per quattro anni e ho insegnato matematica in una scuola media. La musica è rimasta un po' sullo sfondo, ma ho sempre sentito il suo richiamo. E poi veniamo al momento in cui i Queen erano pronti a iniziare e così ho pensato che se non avessi fatto quel salto attraverso quella "finestra", avrei perso l’occasione. Adesso però ho avuto l'immensa fortuna di poter tornare alla scienza dopo circa 30 anni. Ho finito la mia tesi e sono strettamente connesso con la comunità scientifica. Ad esempio, Matt Taylor, che è coinvolto nel progetto Rosetta, è un fan della musica metal come lo sono io. Molte delle persone con cui parlo la pensano come me, cioè che siamo esseri umani, abbiamo solo una vita e abbiamo il diritto di connetterci con tutti i tipi di conoscenze e idee, il che significa che l'arte e la scienza vanno affrontate allo stesso modo. Inoltre, in un certo senso, sarebbe bello non essere più costretti a fare certe distinzioni. Non occorre dividere scienza e arte in categorie.

Hai mai pensato di investire il tuo denaro per raggiungere lo spazio?
Ci ho pensato un sacco. Suppongo di essere po' vecchio ormai, il mio corpo non è in grande forma. Ma mi piacerebbe andare sulla Stazione Spaziale Internazionale per un po' e da lì contemplare la Terra. Ho avuto una conversazione privata con Tim Peake pochi giorni fa, quando era ancora lassù, ed è stato assolutamente meraviglioso perché mi fatto fare un giro della stazione, mi ha portato praticamente sulla cupola da cui è è possibile guardare la Terra e i raggi del Sole che illuminavano la parte orientale del pianeta erano uno spettacolo incredibile. Ero affascinato dal fatto che gli astronauti non hanno la possibilità di guardare nello spazio. Non so se qualcuno lo sa. Ci sono diversi portelli di soccorso, credo, ma la stazione spaziale non è progettata per consentire alle persone di sedersi e guardare il buio, che è proprio la cosa che vorrei fare di più.

Cosa pensi delle probabilità che l’umanità sopravviva nel prossimo secolo?
Non so che possibilità di sopravvivenza abbiamo. Credo che  rischi connessi al sovrappopolato siano molto elevati. Ho un certo rispetto per la specie umana e una sorta di orgoglio. Ma ci sono anche molte caratteristiche della nostra specie che detesto, come l’egoismo e la distruttività. Non mi piace la prospettiva di avere il doppio della popolazione attuale con il conseguente sterminio di tutte le altre creature del pianeta. E' qualcosa di davvero osceno, così come la quantità di cemento che abbiamo messo sul pianeta, l’inquinamento, la distruzione dell'ambiente. Abbiamo parlato proprio di questi temi durante la prima conferenza Starmus, ed ero molto emozionato, perché tra il pubblico c’era anche Armstrong, il primo uomo ad essere stato sulla Luna. In quell’occasione dissi di non essere sicuro che l’uomo abbia meritato di andare nello spazio. Ma non mi riferivo agli astronauti, ma all’uomo come specie che un giorno potrebbe andare su altri pianeti e distruggerli. Dopo la conferenza, Neil Armstrong è venuto da me e mi ha detto che avevo ragione e, quando ha pronunciato il suo discorso, ha detto qualcosa come: "Abbiamo trascorso gli ultimi 50 anni a inviare persone nello spazio, ma vorrei che per i prossimi 50 trascorressimo il tempo a migliorare ciò che siamo."

Dato che nello spazio ci sono più di un milione di piccoli oggetti, ce ne sarà mai uno intitolato a Freddie Mercury?

Sì! In realtà è già stato fatto un passo in questa direzione e credo che presto avremo delle notizie a riguardo. Probabilmente non dovrei dirlo, perché ora si tratta di un progetto segreto, credo. Ma sì, c'è davvero un progetto nel quale sono coinvolto con il quale si vuole dare il nome di Freddie a un asteroide.